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IL RACCONTO

documentazione

LEA: UN'EREDITÀ SCODINZOLANTE

Riportiamo il racconto di Roberto Marchi:

Ho ereditato Lea da mio padre, il ricordo più bello che mi poteva lasciare; purtroppo con gli anni Lea si è ammalata. L'ho portata dal veterinario di famiglia, che chiamerò dottor Primo; egli, dopo esami ed ecografia,  diagnostica una malattia renale e prevede un esito dipendente dalla risposta alle terapie alimentari e farmacologiche; purtroppo la situazione peggiora, e dopo pochi giorni il dottor Primo non può che indicare una prognosi infausta e concorda con me  una terapia di sostegno per gli ultimi giorni di Lea.
Allora mi rivolgo a un altro veterinario che conosce il dottor Primo, il dottor Secondo. Anche il dottor Secondo, dopo aver ripetuto analisi ed ecografia, conferma la diagnosi del dottor Primo: insufficienza renale cronica preterminale: Lea è spacciata.

la speranza viaggia per lettera


Assieme alla mia ragazza, vedendo Lea soffrire, e sperando comunque di poterla salvare, andiamo un terzo veterinario che chiamerò dottor Omissis. Anche il dottor Omissis svolge i primi accertamenti e conferma la malattia renale; tuttavia,  dopo aver ricercato i motivi scatenanti della malattia,  con un colpo di scena riaccen de la nostra speranza.
Lea è sì sofferente, ma non ritiene che sia morente, in quanto i suoi problemi renali sono originati da un'infezione uterina; la rimozione dovrebbe comportare quindi il miglioramento dello stato di salute di Lea. Il dottor Omissis è talmente sicuro di quello che dice, che scrive una lettera da consegnare al dottor Primo, in cui leggiamo:
Caro Collega, ricevo in visita il cane di nome Lea, presenta un quadro clinico seriamente compromesso da una sofferenza renale che le indagini hanno rivelato essere glomerulonefrite tossica (neutrofili attivati tossici). All'esame ecografico si  riscontrano raccolte uterine da giustificare la malattia cronica/degenerativa del rene.
Ritengo urgente l'escissione chirurgica dell'utero, compatibilmente con lo stato clinico che contiamo divenire compatibile con le pratiche anestesiologiche domattina.
Mi reco quindi dai due veterinari con la lettera del dott. Omissis; il dottor Primo resta un po' perplesso, non ritiene di aver evidenziato tale infezione negli esami e nell'ecografia, ma dichiara che un errore è sempre possibile e in questo caso si scuserebbe; il dottor Secondo nega questa possibilità, perché dall'ecografia in suo possesso  e dagli esami non risultava assolutamente un'infezione; unica possibilità poteva essere un difetto nella rasatura, che si fosse quindi riverberato sull'ecografia, ma la riteneva altamente improbabile.

bando agli indugi, il tempo uccide


Vista la sicurezza del dott. Omissis, e visto che l'operazione è stata presentata come  l'ultima possibilità concreta di salvare Lea,  preso dall'angoscia di non perdere quest'occasione accetto di far operare Lea; sono comunque un po' preoccupato per la sua età, ma il dottor Omissis ribadisce che non c'è alternativa farmacologica per salvarla.
Il dottor Omissis opera Lea e rilascia una descrizione di quello che ha fatto con le relative terapie e le prescrizioni da seguire. A puro titolo informativo riporto la descrizione, molto tecnica:
Celiotomia mediana mediante dissezione di cute, sottocute e fascia muscolare.
Visualizzazione ed esteriorizzazione dei peduncoli ovarici, legatura con Assufil EP4, clampaggio e resezione. Esteriorizzazione della cervice uterina, legatura con Assufil EP4, clampaggio ed exeresi di utero e ovaie. Sutura a punti nodosi staccati di fascia muscolare con Assufil EP4, sutura a sopraggitto del sottocute con Vicryl Rapid EP2, sutura continua a sopraggitto della cute con Assunyl EP3.
Poco dopo mi consegna anche la foto dell'intero apparato genitale estratto e mi spiega in che condizioni era, perché era malato ecc.

il triste epilogo e l'atroce dubbio


Purtroppo dopo due giorni Lea muore; io credo che ci sia qualcosa di strano e, per togliermi ogni dubbio, chiedo al dottor  Secondo  di effettuare l'autopsia di Lea.
Ecco cosa questi scrive nella sua relazione, stilata alcuni giorni dopo, ma anticipatami verbalmente: "la cavità addominale presentava un moncone uterino, apparentemente nella norma, sezionato a livello della biforcazione delle corna, esito di recente asportazione di parte delle corna uterine e delle ovaie."
Ma dalla foto non appariva che era stato asportato tutto l'apparato genitale?

spiegazioni dovute


Senza aspettare il referto scritto dell'autopsia, che viene anche filmata per maggior forza probatoria,  vado con due amici dal dott. Omissis, spiegandogli quanto accaduto e chiedendo conto della foto; gli dico  fra l'altro che "mi aveva aperto il cane per niente" e chiedo quanto meno indietro l'acconto di € 200 versato al momento dell'operazione. Il dottor Omissis ben se ne guarda,  ribadisce che l'utero era infettato e che quindi l'ha asportato.
Due giorni dopo il dottor Omissis mi scrive, riepilogando quanto accaduto e addebitandomi il fatto che  avevo contestato animosamente la sua professionalità; richiede il saldo di altri  430 euro, e ventila il ricorso alle vie legali qualora non pagassi. Si scusa anche per lo scambio della foto nella cartella clinica.
Eh sì, perché si è accorto che c'era qualche incongruenza fra l'autopsia e la foto consegnatami da cui risultava la piena asportazione dell'apparato genitale ammalato. Come poteva infatti essere ancora parzialmente in sito, secondo quanto risultava da autopsia? Si è trattato di uno spiacevole disguido, mi spiega il dott. Omissis, perché lo stesso giorno era stata fatta una operazione ad altro cane dal collega e le foto sono state scambiate dal collega stesso. Semplice, no?
Io ben mi guardo dal pagare (voi l'avreste fatto?) e quindi mi vedo arrivare una lettera di un avvocato che mi chiede il saldo ed altri € 100 di spese legali per il sollecito; mi viene ricordato anche che il dottor Omissis si riserva di tutelarsi per quanto accaduto durante l'incontro avuto un mese prima circa.

COMINCIA IL CONTENZIOSO


Ma anch'io mi sono rivolto ad un legale perché mi sentivo veramente preso in giro e ritenevo che questo episodio di malasanità animale non dovesse finire così.
Presento così un esposto all'Ordine provinciale dei Veterinari, preposto al controllo del comportamento degli associati e nel frattempo cerco anche di ottenere ulteriori documentazioni, da allegare al referto dell'Istituto zooprofilattico cui erano stati inviati gli organi di Lea per un esame istologico, e da cui non risultava che nell'utero rimasto vi fosse traccia di infezione.
Il dottor Omissis - naturalmente - gradisce ben poco questo esposto, come spiega durante il processo per la denuncia di diffamazione e minacce che lui presenta nei miei confronti e che vedremo oltre.
Intanto riesco a far interessare al mio caso anche un grande esperto del settore, (come potete constatare ricercando su internet) il dott. Andrea Zatelli, che rilascia una lunga relazione di cui leggiamo una serie di estratti.
Il dottor Zatelli esamina tutta la documentazione in mio possesso: lettere dei veterinari, esami, referti, materiale iconografico, fotografie e filmati relativi all'autopsia, immagini ecografiche.

UN'ANALISI "REQUISITORIA"


Si tratta di un'analisi molto tecnica, quindi dapprima la sintetizzo e poi riporto in corsivo i passaggi principali.
Dato che alle ecografie non è stata allegata un'analisi, si è preso per tale quanto scritto nella lettera al collega dottor Primo dal dottor Omissis.
Non si capisce come si possa parlare del contenuto dell'utero, visto che non si è in grado di vederlo dalle ecografie.
Gli esami sono tali da non far considerare in miglioramento Lea, e mancano le condizioni per permettere di procedere in sicurezza ad un'anestesia.
Vi è incongruenza fra le terapie suggerite nella lettera del 2 febbraio, la descrizione dell'intervento chirurgico e quanto emerso dall'autopsia.
Inoltre il dott. Zatelli fa rilevare che l'operazione di asportazione parziale dell'apparato genitale è stata sostanzialmente inutile ed anche più pericolosa per Lea rispetto all'asportazione totale, in quanto comporta un'anestesia più lunga per le indagini  di selezione della parte da asportare.
Evidenzia come la rimozione parziale sia adatta solo quando si vuole salvare la capacità riproduttiva del soggetto e si è in presenza di patologie focalizzate, cioè circoscritte, ad esempio tumorali. Quando invece si è di fronte ad infezioni, anche se il materiale purulento si trova in una zona precisa (corna dell'utero) non ha senso togliere solo quel pezzo perché non si ha certezza che l'infezione non si sia diffusa. In pratica una bocciatura senza appello di quanto eseguito.
Fa notare che dal referto dell'Istituto zooprofilattico non si rilevano conseguenze da infezioni sui resti dell'utero e conclude:
1 - dalla documentazione non appaiono infezione all'utero al momento dell'esecuzione dell'operazione.
2 - non vi sono patologie uterine collegabili alla malattia renale riscontrata da tutti i veterinari coinvolti.
3 - vi è una netta discordanza fra quanto emerso dall'autopsia e la documentazione del dott. Omissis
4 - è mancata la motivazione clinica e scientifica per l'asportazione parziale dell'utero.
Ecco quindi gli estratti:

dall'ecografia ...


Non essendo fornito un referto ecografico a firma del dottor Omissis relativamente a nessuna delle ecografie eseguite, ho considerato la lettera del 2 febbraio valida in tal senso. Il dottor Omissis comunica infatti a "un Collega" la diagnosi di glomerulonefrite tossica (neutrofili attivati e tossici)" ed il referto ecografico di "raccolte uterine che giustificano la malattia cronica/degenerativa del rene". (...)
Benché la struttura ipercoica misurata dal dottor Omissis sia localizzata in possibile area anatomica di proiezione del corpo uterino, mancano le caratteristiche ecografiche ascrivibili a tale struttura anatomica ed alla definizione sopra riportata ("raccolte uterine che giustificano la malattia cronica/degenerativa del rene"). Non è infatti visualizzabile la parete dell'utero e non sono evidenziabili raccolte uterine liquide (…) e/o condizioni flogistiche (…) dell'utero, della parete uterina o dei tessuti periferici all'utero.

… agli esami, non ci siamo proprio


Gli esami ematologici forniti (…) evidenziano una grave anemia (…), insufficienza renale con creatinina che colloca il cane allo stadio 3 secondo lInternational Renal Interest Society staging System. Non sono ravvisabili gli estremi per considerare la paziente in miglioramento e/o stabilizzazione clinica e mancano i controlli clinici, laboratoristici e strumentali, pre-chirurgici che hanno portato il dott. Omissis a considerare lo stato clinico "compatibile con le pratiche anestesiologiche" necessarie per l'esecuzione dell'exeresi chirurgica dell'utero, come indicato nella lettera del 2 febbraio. È inoltre doveroso sottolineare che, se la mancanza della formula leucocitaria non permette di confermare il sospetto diagnostico di glomerulonefrite tossica emesso dal dott. Omissis sulla base della presenza di "neutrofili attivati tossici", (…) è altresì vero che solo il riscontro ematologico associato ad una chiara evidenza di processo flogistico uterino in atto potrebbe consentire di esprimersi a favore di tale indirizzo diagnostico e a tal proposito valgano le considerazioni precedenti relative alla refertazione iconografica riferita alle ecografie eseguite in data 1 e 2 febbraio. Desidero inoltre portare l'attenzione sulla mancanza di fondatezza della definizione "neutrofili attivati" in quanto non riscontrabile nella letteratura medico veterinaria in relazione a un esame microscopico di striscio ematico.

Incongruenze non da poco


La descrizione dell'intervento chirurgico eseguito lascia chiaramente comprendere (…) che la risoluzione della problematica attribuita a raccolte uterine viene ottenuta mediante intervento di ovarioisterectomia (…) Al contrario, nel caso in questione si ravvisa una incongruenza tra indicazione terapeutica suggerita con lettera del 2 febbraio, descrizione dell'intervento chirurgico e refertazione dell'esame autoptico eseguito, su richiesta del signor Andrea, in data 5 febbraio (…) e relativo materiale iconografico, dai quali risulta esclusiva asportazione parziale del corpo uterino destro e sinistro e delle ghiandole ovariche omolaterali.
Oltre la discrepanza tra la documentazione descrittiva della chirurgia fornita dal dottor Omissis i rilievi autoptici del 5 febbraio, merita rilievo, sulla scorta della documentazione presa in visione, la mancanza di evidenze scientifiche di utilità della procedura chirurgica attuata che, oltre ad essere irrituale, è sicuramente maggiormente immaginosa e prolungata (e quindi a maggior rischio anestesiologico) se raffrontata alla usuale, e ben descritta in letteratura, ovarioisterectomia.
Si desidera sottolineare che la risoluzione di patologie focali, ad esempio neoplastiche, a carico di un corpo uterino può prevedere, in casi particolari, l'applicazione di tecniche chirurgiche finalizzate a salvaguardare il più possibile l'integrità anatomica e la capacità riproduttiva dell'animale; ad esempio asportando un unico corpo uterino e/o la ghiandola ovarica nel caso di patologie neoplastiche focali in soggetti di interesse riproduttivo.
Le cause flogistico/infettive prevedono invece la rimozione delle corna uterine e del corpo dell'utero fino alla cervice in quanto, anche in caso di focali raccolte di liquido a livello delle corna dell'utero, non avrebbe senso procedurale alcuno il rimuovere chirurgicamente solo il distretto interessato, mancando la certezza del mancato coinvolgimento effettivo dei restanti tratti.

il verdetto conclusivo


Note conclusive: sulla scorta della documentazione presa in visione, ritengo fondamentale rilevare i seguenti elementi emersi:
1 - mancanza dell'evidenza (clinica, ecografica, laboratoristica) di processi flogistici uterini al momento dell'esecuzione dell'intervento chirurgico;
2 - mancanza di evidenza di patologie uterine (esame batteriologico e istopatologico) che possono avere nesso di causalità con la patologia renale evidenziata;   
3 - chiara evidenza di discordanza tra i rilievi autoptici e documentazione del dott. Omissis relativa alla indicazioni terapeutiche e alla descrizione dell'intervento chirurgico eseguito;
4 - mancanza di motivazione clinica e di evidenza scientifica di utilità in relazione all'intervento chirurgico eseguito (parziale asportazione del corpo uterino destro sinistro e delle ghiandole ovariche omolaterali).

PARTE IL GIUDIZIO DELL'ORDINE


Avendo in mano un simile documento, ero praticamente certo di ottenere una sanzione del dottor Omissis da parte dell'Ordine Provinciale dei Medici Veterinari. Nel marzo dell'anno successivo finalmente l'Ordine apre formalmente una procedura a carico del dottor Omissis. L'Ordine chiede quindi spiegazioni al dottor Omissis, che presenta a sua volta una relazione difensiva.

DIFESA A TUTTO CAMPO


Dopo aver riepilogato quanto accaduto, scusatosi nuovamente per la consegna di una fotografia sbagliata e sottolineato che ho contestato pubblicamente e animosamente la sua professionalità e che non ho pagato ancora il saldo di quanto dovutogli (sic!), procede a ribattere punto per punto quanto dichiarato dal dott. Zatelli.
In massima sintesi potremmo dire che la sua difesa si basa sul fatto che solo chi vede direttamente l'animale può giudicare con cognizione di causa, perché i controlli strumentali (ecografie ecc.) sono un semplice aiuto per confermare una diagnosi che è il veterinario, con la sua esperienza diretta sul paziente, a poter stabilire; inoltre evidenzia che lui ha operato bene togliendo tutta la parte malata e che non ci sono tutte le documentazioni perché lui pensa a risolvere i problemi, non a dimostrare quello che fa. Leggiamo  le risposte ai punti contestati:

un quadro clinico chiaro


Mancanza dell'evidenza di processi flogistici uterini al momento dell'esecuzione dell'intervento chirurgico:
evidenza clinica: il quadro clinico (polidipsia, addome acuto, rigonfiamento addominale) sono senz'altro suggestivi di dolore addominale e, nella fattispecie, endometrite purulenta. Non vedo come possa asserire diversamente chiunque non abbia potuto valutare la situazione clinica nell'immediato preoperatorio.

valutazione inequivocabile


Evidenza ecografica: nonostante la "scarsa qualità delle immagini" la serie di rilievi ecografici, attentamente valutati, inequivocabilmente riconducevano alla sofferenza uterina. Purtroppo non è mia pratica lavorare nel desiderio di "dimostrare" bensì di "risolvere", perciò non ho trattenuto nella memoria del computer tutte le informazioni necessarie ad appagare tale altrui necessità. Tuttavia confermo che l'organo sopra vescicale di cui fa menzione il dottor Zatelli si trattava di utero degenerato, avendolo potuto verificare in sede di laparotomia ed a seguito di ispezione macro e microscopica (circa 3 cm di diametro, aspetto degenerato, interemico, contenuto semiliquido risultato essere pus all'esame microscopico).

un sospetto confermato


Evidenza laboratoristica: leucocitosi neutrofilica e febbre vogliono dire infezione in atto. L'insieme di tale considerazioni mi ha portato a sospettare la presenza di glomerulonefrite ed endometrite, tanto che ho fatto inizialmente menzione a "quadro compatibile con". Il tutto è stato confermato in sede laparoscopica da noi stessi e in sede laboratoristica (IZP) per quanto loro possibile dal momento in cui la porzione di utero, evidentemente patologico, era stata rimossa. Ci tengo a precisare che solo una minima parte di utero è residuata (biforcazione di corna) quindi con largo margine di exeresi rispetto al tessuto sofferente, come buona prassi chirurgica.

è rimasto solo tessuto integro


Mancanza di evidenza di patologie uterine (esame batteriologico e istopatologico) che possono avere nesso di causalità con la patologia renale evidenziata: ben lungi da corretta pratica chirurgica a lasciare nel paziente tessuto patologico.

ma quale discordanza?


Chiara evidenza di discordanza tra i rilievi autoptici e documentazione relativa all'intervento chirurgico: il significato di ovarioisterectomia credo sia ben chiaro. La quantità di utero da asportare dipende dalla quantità di tessuto patologico e non dalla "prassi", dal momento in cui l'infezione può non essere "classicamente ascendente", come descritto dal dott. Zatelli, bensì discendente (ematologica, ad esempio). Nessuna discordanza in merito. Ho dichiarato di aver esteriorizzato la cervice, aver legato l'utero e asportato la porzione malata. Come descritto e verificato in sede autoptica.

operazione perfettamente riuscita


Mancanza di motivazione clinica e di evidenza scientifica di utilità in relazione all'intervento eseguito: si consulti celebre testo "medicina interna del cane del gatto" Nelson Couto. Edizione 2002, pagg. 567-568-569.
Penso che nonostante secondo il collega dottor Zatelli non fossero ravvisabili gli estremi per considerare lo stato clinico compatibile con le pratiche anestesiologiche, l'esito dell'anestesia della chirurgia è stato positivo, in quanto il cane è rimasto clinicamente stabile e non di certo grazie alla fortuna, bensì grazie ad attente valutazioni personali, contestuale visita clinica non solo strumentali. Nella mia esperienza di Medico Veterinario ho potuto verificare che la strumentazione è un consiglio al medico e una conferma diagnostica, non unico fondamento su cui basare una decisione tanto importante quanto la salvaguardia della salute animale ed in questo senz'altro il dottor Zatelli sarà concorde. Purtroppo il cane è deceduto nei giorni a seguire, ma non con meraviglia dal momento in cui tutti, in primis il proprietario signor Andrea, eravamo ben consapevoli della gravità del caso e possibile esito infausto.

Insomma, analisi diagnostica pienamente centrata con quanto riscontrato, e grazie alle  "attente valutazioni personali", l'anestesia e l'operazione sono perfettamente riuscite. E' vero, dopo il paziente è morto, ma  tutti sapevano i rischi corsi. Che dire? Così è la vita.

IL PARERE ACCADEMICO ESTERNO


Giustamente l'Ordine non può decidere sulla base di una perizia di parte e, vista l'appassionata difesa del suo operato da parte dottor Omissis,  chiede  un parere sulla questione anche a un docente universitario, che riportiamo integralmente.

bisognava aspettare


Date le condizioni critiche della cagna (glomerulonefrite) pur in presenza di una diagnosi di "endometrite focale purulenta", di cui manca un evidente referto ecografico, sarebbe stato più opportuno stabilizzare il soggetto, prima di procedere alla risoluzione chirurgica.
Infatti l'urgenza dell'intervento chirurgico di ovarioisterectomia sarebbe stata giustificata solo se si fosse ritenuta l'infezione uterina la principale responsabile delle condizioni critiche dell'animale.

tutto è possibile, ma...


A proposito della diagnosi di "endometrite focale" (non sono riuscito a trovarlo in bibliografia), per quanto vero che in biologia tutto sia possibile, normalmente i processi flogistici a carico dell'utero sono correlati all'iperplasia endometriale o al parto (metrite puerperale).

infezioni? Via tutto!


Infine sono pienamente d'accordo (con il dottor Zatelli NdR) sulle osservazioni concernenti le tecniche chirurgiche di ovarioisterectomia. Dal momento che in questo caso l'intervento di ovarioisterectomia non aveva nessuna ambizione di un parziale recupero della capacità riproduttiva della cagna, il corretto intervento doveva prevedere la completa exeresi di ovaie ed utero, cervice compresa. La scelta di asportare solo la parte di utero patologico, la cui valutazione solo ispettiva è alquanto imprecisa e discutibile, non è contemplata da nessun testo di chirurgia veterinaria. Anche perché l'intervento di ovarioisterectomia parziale, eseguito secondo i corretti canoni della medicina operatoria (peritoneizzazione del moncone uterino), comporta tempi e difficoltà superiori all'intervento di ovario isterectomia totale.

troppa fretta e fuori norma


In parole povere, il Professore – esperto estraneo alle parti, ricordiamolo bene – in sostanza conferma in toto quanto detto dal dott. Zatelli, quindi segnala che dall'ecografia non appare quanto diagnosticato dal dott. Omissis, che comunque prima di operare bisognava rendere stabili le condizioni di Lea, che era meglio togliere completamente l'utero dato che non bisognava salvarne la capacità riproduttiva, tanto più che la scelta della parte da asportare basandosi solo sulla semplice ispezione è necessariamente imprecisa, oltre ad essere più difficile. Si noti che non viene accolta l'affermazione del dottor Omissis di essere stato bravo nell'essere riuscito a togliere solo la parte di organo infetta; questo perché – come ha poi spiegato ad Andrea il dottor Zatelli - trattandosi di infezione, l'unico modo per essere certi che un pezzo di organo non sia infetto è fare un esame al microscopio, non certo "a occhio" mentre si opera.

ANATOMIA …. DELLA SENTENZA


Adesso il Collegio giudicante dell'Ordine può procedere nel giudizio: come abbiamo letto, le relazioni presentate sia dal dottor Zatelli sia dal docente universitario quale esperto estraneo alle parti interpellato dall'Ordine, sono sostanzialmente concordi nella critica all'operato del dottor Omissis ed evidenziano una sua sostanziale superficialità ed anche una certa incompetenza in questa vicenda, sia dal punto di vista amministrativo (per la documentazione mancante) sia tecnico (per non aver atteso che Lea si stabilizzasse e per l'asportazione parziale anziché totale).
E quindi ecco le conclusioni dell'Ordine, che esamina il comportamento relativamente agli articoli del codice deontologico.

in qualche modo è stato informato


1 - inadempimento del dovere di informare il cliente sullo stato di benessere del proprio animale (articolo 19 del codice deontologico), sulla situazione clinica e nella precisazione dei rischi e delle conseguenze delle soluzioni terapeutiche proposte (articolo 29 del codice deontologico)
L'Ordine ritiene che:
La lettera indirizzata dal dott. Omissis in data  2 febbraio non possa essere considerata un vero e proprio consenso informato sottoscritto dal cliente, ma è altresì vero che il signor Andrea era già stato informato dai colleghi che avevano preceduto il dottor Omissis circa la compromessa situazione clinica del paziente.
Qui si dimostra la notevole distanza esistente fra l'autoregolamentazione veterinaria e le normative vigenti per la sanità umana; il consenso informato per la medicina umana comporta infatti la sottoscrizione della spiegazione precisa dei rischi che si corrono, tanto che spesso chi legge le possibili conseguenze di un intervento chirurgico o anche semplicemente diagnostico (tipo la colonscopia) è tentato di scappare dall'ospedale.  In questo caso l'unico documento scritto, la lettera del 2 febbraio,  ben si guarda dal farlo; il collegio giudicante comunque "assolve" il dottor Omissis, ritenendo che verbalmente fossi stato informato dagli altri veterinari; questo perché – aggiungo io - non vi è un obbligo informativo stringente come quello umano.

la remota speranza e la buona prassi


Comportamento non ispirato a scienza e coscienza (articolo 9 del codice deontologico)
L'Ordine ritiene che:
1) L'anestesia e l'intervento chirurgico anche se solo di tipo esplorativo andrebbero programmati solo dopo la stabilizzazione del paziente, ma il perdurare della situazione critica può aver indotto il dottor Omissis a perseguire una delle ipotesi diagnostiche differenziali meno probabili con lo scopo di dare una possibilità seppur remota di risoluzione della patologia, che avrebbe avuto come alternativa il decesso o l'eutanasia del paziente.
2) l'intervento di ovario-isterectomia non è stato effettuato seguendo la buona prassi chirurgica, ma non si ritiene che a ciò possa imputarsi il peggioramento delle condizioni cliniche del paziente e il suo decesso.
Letti i pareri degli autorevoli esperti era ben difficile negare che il dottor Omissis non avesse seguito i criteri di una buona pratica veterinaria, ma si presume che il dottor Omissis abbia preferito scegliere un'altra strada a fin di bene (la remota possibilità …) e si ritiene che questo non avrebbe comportato il peggioramento delle condizioni di Lea.
Notate bene che che avevo indicato di aver ricevuto ben diversa informazione dal dott. Omissis e di essere stato psicologicamente orientato perché mi è stato trasmesso il concetto che in sostanza Lea era sofferente ma non morente e che "era possibile prolungare la sua vita, migliorandola",  ma solo con l'operazione.
Se mi fosse stato detto che si trattava solo di una "possibilità, seppur remota, di risoluzione della patologia" ben mi sarei guardato dal farla operare.

lo scambio fotografico


Inadempimento del corretto rilascio della documentazione clinica consegnata al cliente (articolo 31 del codice deontologico)
L'Ordine ritiene che:
Il dottor Omissis ha fornito le prove di un intervento avvenuto nella stessa giornata con asportazione dello stesso organo, pertanto si ritiene che l'episodio possa ritenersi un errore dettato dalla casualità.
In effetti il dottor Omissis scarica la responsabilità su un errore di archiviazione del suo collega di studio e quindi il collegio giudicante non aveva motivo per non credergli. Sarà solo in sede giudiziaria, nella causa intrapresa contro di me, che emergerà l'improvvisa amnesia sul tema da parte del collega, sotto giuramento testimoniale.

pertanto


Conclusione dell'Ordine:
Sulla base delle suddette considerazioni dispone l'archiviazione del procedimento a carico del dottor Omissis


CONCLUSIONI (dal Notiziario Animalista)


Questo episodio, nel modo in cui si è concluso, è per noi conferma che è assolutamente necessario estendere le garanzie di cui noi disponiamo anche per i nostri familiari non umani.
Vediamo infatti che le carenze documentali nel consenso informato non sono state sanzionate, perché non vi sono obblighi legali in tal senso precisi e sanzionati (se non rispettati) per il veterinario.
Gli Ordini professionali di norma difendono la ragione della loro esistenza affermando di svolgere anche un'importante funzione pubblica di garanzia di tutela per i cittadini in merito alla qualificazione dei loro iscritti, potendo comminare anche sanzioni che non sono previste dalla legge, come ammonizioni, richiami ecc.
Però notiamo che il dottor Omissis, nonostante lo stesso Ordine abbia riconosciuto  che  non ha certo operato bene, viste le relazioni chiarissime degli esperti, ha ritenuto di fatto tutto ciò irrilevante e quindi ha archiviato la questione.
Se ne desume quindi che questi comportamenti sono da considerarsi compatibili con il Codice Deontologico, o almeno tali da non comportare la necessità di alcuna sanzione; però viene anche spontaneo chiedersi  cosa avrebbe dovuto fare il dottor Omissis per ricevere almeno un richiamo formale.
E' d'altra parte prevedibile ed anche umanamente comprensibile che la difficoltà in cui si trovano i giudici quando i  giudicati sono colleghi, porti ad essere molto garantisti (e per noi, in questo caso particolare, troppo garantisti).

NON CI BASTA L'AUTODISCIPLINA


Roberto Marchi sta portando avanti la sua iniziativa in ricordo di Lea sia perché ritiene di non aver avuto giustizia, sia  perché in questo modo vuole sensibilizzare tutti coloro che vivono con uno o più familiari non umani sull'estrema importanza di scegliere con molta cura il loro medico veterinario; questo perché – come avete letto – è presumibile che difficilmente, se foste voi e la vostra famiglia a subire una simile disavventura, avreste molte possibilità di uscirne meglio.
Nel leggere infatti la vagamente sarcastica osservazione del dottor Omissis alle critiche di un soggetto ben più esperto di lui: "Purtroppo non è mia pratica lavorare nel desiderio di "dimostrare" bensì di "risolvere", perciò non ho trattenuto dalla memoria del computer tutte le informazioni necessarie ad appagare tale altrui necessità", emerge a nostro parere l'impressione di una netta distanza fra la considerazione che paiono avere diversi veterinari dei loro pazienti e il reale ruolo che gli stessi rivestono nella vita familiare ed affettiva dei loro clienti; immaginiamo che una simile affermazione difficilmente sarebbe stata espressa con quel tono in un caso di malasanità umana.
E il modo con cui l'Ordine affronta la questione del consenso informato non aiuta molto in tal senso.

Ecco perché è della massima importanza sollevare la massima attenzione possibile sulla malasanità veterinaria al fine di ottenere per i nostri familiari non umani le stesse garanzie che abbiamo noi umani verso i nostri medici.
Non pensate "ma il mio veterinario è bravo, non farà mai così": è come salire su un taxi con i freni scassati, le gomme lisce e senza assicurazione, senza preoccuparsene perché "tanto il tassista lo conosco è bravo e va piano".
Rivendicare il diritto alla salute per i nostri familiari non umani è fondamentale, io purtroppo me ne sono accorto solo dopo esserci passato in mezzo, tradito dalla mia difficoltà emotiva.

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