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Lazzara 2020

le vostre storie
  
LA STORIA DI LAZZARA

Tutto comincia quando io ed il mio compagno decidiamo di fare dei lavori di ristrutturazione del nostro appartamento.
Era agosto 2016 e per permettere agli operai di lavorare, decidiamo di stabilirci provvisoriamente in una casa di campagna con un bel giardino.
Dopo qualche giorno, incontriamo una graziosa gattina a pelo lungo e tricolore che ci corre incontro non appena ci vede.
La sua natura socievole e gentile, senz'altro abituata alle persone, ci fanno pensare che possa essere un gatto di proprietà.
Tuttavia la piccolina prende l'abitudine di tornare ogni giorno, e noi cominciamo ad acquistarle del cibo.
Nel frattempo, nessun vicino di casa ne rivendica la proprietà.
Col passare del tempo, ci accorgiamo che la gattina starnutisce e che talvolta presenta uno scolo nasale. A preoccuparci ulteriormente sono anche i suoi occhi, uno dei quali sembra più chiuso dell'altro.
Decidiamo quindi di occuparci della gattina e la accogliamo in casa, riproponendoci di portarla al più presto da un veterinario.

Non avendo mai avuto bisogno di un veterinario, facciamo una ricerca su internet e la scelta del veterinario ricade sul centro veterinario “Losomanonlodico”. Leggendo sul loro sito, avevamo infatti avuto l'impressione che disponessero di ambienti e apparecchiature particolarmente all'avanguardia.

Sempre dal sito, prendevamo atto che il centro è dotato di un'area adibita al ricovero degli animali ed anche una sala per la terapia intensiva.
(Questo particolare è importante, perché se ne parlerà in seguito).

IL PRIMO VETERINARIO

Il  21 settembre 2016 portiamo la gattina al centro veterinario “Losomanonlodico”.
La gatta presenta malessere generale con starnuti e una disuguaglianza sul diametro delle pupille (anicosoria).
Effettuata radiografia ed ecografia all’addome, la diagnosi è di sindrome di Horner per la condizione di anicosoria, e di infezione respiratoria. Se ne occupano il dottor Nonlodico e la dottoressa Nonladico (nomi ovviamente di fantasia NdR) Veniamo informati altresì che dalla radiografia risulta che la gattina ha due vertebre lombari indivise.
Secondo i sanitari il gatto soffre d'asma, per questo motivo ci informano che sarebbe stato necessario fare ricorrente uso di cortisone.
Dall'eco all’addome risulta la presenza di una massa indefinita a livello dell'apparato riproduttivo. I sanitari mi domandano se la gatta è sterilizzata; ma ovviamente io ed il mio compagno non possiamo avere questa certezza. Riferisco ai sanitari di aver visto l'animale accoppiarsi in un'occasione, quindi per quanto ne sapessi, sarebbe potuta anche essere gravida.
I sanitari non sanno determinare se la gatta è sterilizzata, o se è stata sterilizzata male e si dichiarano preoccupati soprattutto riguardo la presenza della massa in addome: condizione che necessiterà di nuova ecografia da effettuare con uno specialista.
Mi si informa che probabilmente la bestiola necessiterà di intervento chirurgico, una volta ristabilite le condizioni di salute ottimali.
Prendo atto di tutto e riferisco che, per quel che mi riguarda, sono d'accordo nell'intraprendere ogni terapia e nel procedere ad ogni esame che possa essere utile al benessere della gattina, precisando che l'aspetto economico non rappresenta un problema.
Nel frattempo la terapia è di antiparassitario, antibiotici, cortisonici.
Io ed il mio compagno seguiamo le indicazioni presentandoci alle visite prestabilite.

 
Il 6 novembre, riporto la gattina ad una visita di controllo. Ad accogliermi c'è un'altra signora, che si qualifica come medico veterinario ed esegue la visita di controllo.
A suo dire, la sintomatologia è quasi scomparsa. Non prescrive nulla. Forse anche perché non poteva prescrivere nulla in quanto si scoprirà, molti mesi più tardi, durante il dibattimento in aula di tribunale, che questa dottoressa, all'epoca e per sua stessa ammissione, era nel centro “Losomanonlodico” come tirocinante, non essendo iscritta all'albo. Nota del sito: Voi sareste contenti di di affidare il vostro cane o gatto a chi è privo di adeguata esperienza? Va bene il tirocinio, tutti devono imparare, ma deve essere accompagnato da persona competente ed esperta.

 
Il 27 dicembre 2016 portiamo di nuovo la gattina al centro veterinario, poiché la sindrome di Horner e gli starnuti erano ripresi esattamente come prima. Vengono prescritti altri antibiotici, altri cortisonici e un gastroprotettore.

 
A febbraio 2017 la gattina entra nella fase estrale.
La riportiamo prontamente al centro veterinario. Devo nuovamente fare il punto della situazione coi medici, perché non si ricordano nulla di quanto emerso durante la visita del 21 settembre.
Realizzo solo in quel momento che non mi è mai stato rilasciato un libretto del gatto, né alcun documento che potesse riassumere l'evoluzione della condizione clinica della gatta.
Quindi, spiego  nuovamente che la gattina presenta una massa in addome, e che siamo in attesa di poter fare la famosa ecografia specialistica.

 
L'8 febbraio l'ecografia viene effettuata da una dottoressa di cui purtroppo non ho il nome, perché il referto non è stato firmato.
La gatta presenta idrometra. Ci accordiamo per effettuare una sterilizzazione chirurgica il giorno seguente. Mi spiegano che per le chirurgie si avvalgono di un chirurgo e di un anestesista.

IL PRIMO INTERVENTO DI LAZZARA

 
Il 09/02/2017 la gatta viene operata e dimessa nel tardo pomeriggio. Stabiliamo gli appuntamenti periodici di controllo presso il centro. A fronte del pagamento della prestazione, l'ambulatorio non rilascia la ricevuta.
Quando me ne accorgo, riesco a ottenere la ricevuta su espressa richiesta il 18/04, dove però sbagliano nell'indicare la data dell'operazione.
Dopo qualche giorno di convalescenza, Lazzara sembra star meglio.

 

LA COMPARSA DI "OTTOCENTO"

 
Usciamo per un attimo dalla storia di Lazzara; nello stesso periodo, infatti esattamente nella notte tra il 7 e l'8 marzo 2017, un altro gatto decide di approdare a casa nostra in cerca di soccorso.  trattasi di randagio dolorante rifugiatosi nottetempo in una cuccia per gatti nel nostro giardino. Vedendolo debole e sofferente, ancorchè incredibilmente mordace, decido di portarlo al “Losomanonlodico” con tutta la cuccia.
I medici  non mi informano sulla possibilità di contattare la ASL, obbligata ad intervenire per il ritiro dell’animale ferito non di proprietà ed io mi vedo costretta dalla mia coscienza civile a farmi carico delle cure del gatto nella più totale inconsapevolezza dei diritti miei e dell'animale.
Dopo aver esaminato l'animale,  la  dottoressa Nonladico mi informa che si tratta di una gatta.
Viene subito smentita dalla sua collaboratrice che imbarazzata la corregge, poiché il gatto è - indubitabilmente – maschio, ma castrato.
Si presume che la bestiola sia stata investita da un’auto. Pago la radiografia e riporto il gatto a casa, accudendolo secondo le indicazioni della la  dottoressa Nonladico, ovvero somministrazione di Metacam per alcuni giorni e degenza in casa. Ci dotiamo di un box per ospitare il micio. Ci diamo appuntamento al mese successivo per nuovo esame radiologico.
Il 3 Aprile, porto in ambulatorio, assieme a Lazzara, anche il gatto incidentato, essendomi resa conto che la bestiola faticava ad andare di corpo, pur avendo fino a quel momento mantenuto intatti gli stimoli neurologici deputati allo svuotamento della vescica e degli intestini.
Da nuova RX risulta che la frattura al bacino è saldata in maniera scomposta, restringendo il canale pelvico. La soluzione, secondo i veterinari del Centro, consiste in un'operazione di chirurgia ortopedica che spezzerebbe nuovamente le ossa del bacino del gatto e inserirebbe delle viti, favorendo la felice, totale e completa guarigione della bestiola. Le esatte parole della la dottoressa Nonladico sono "torna come prima". Mi viene comunicato che il costo di un'operazione di quel genere si aggira intorno agli ottocento euro. In caso contrario, si dovrà procedere all'eutanasia dell'animale. I sanitari commentano che sarebbe un peccato perché il gatto è così giovane.
Costernata dal fatto di esser chiamata a decidere nell'immediato addirittura di sopprimere la bestiola, e sentendo di non aver abbastanza elementi per poter prendere una decisione serena a riguardo, pago le radiografie (che addirittura non mi vengono restituite su cd, e infatti decido di fotografare il monitor dello strumento diagnostico per poter chiedere eventuali altri pareri medici senza dover ripetere l'RX alla bestiola); pago le sedazioni e le terapie effettuate, e mi riporto il gatto a casa, attenendomi agli ulteriori consigli della collaboratrice ecografista del centro veterinario, che mi suggerisce furtivamente di integrare la dieta del gatto con olio di vaselina e di aumentare le fibre alimentari.
Nei giorni successivi la dottoressa Nonladico telefona al mio compagno 3 volte, nel tentativo di convincerci a procedere con l'operazione.
A dispetto dei pronostici, ci accorgiamo che il gatto riesce ad espletare normalmente i suoi bisogni a patto che lo si alimenti con una dieta prevalentemente umida. (Il gatto è ancora vivo e gode di ottima salute. Ribattezzato ironicamente “Ottocento”, è stato felicemente adottato).



Nel frattempo, Lazzara ripresenta i sintomi di anicosoria e sofferenza respiratoria, Per cui il 29 Marzo la portiamo nuovamente presso il centro veterinario.
Comincio a non sapere più cosa fare. La terapia è sempre uguale: antibiotici e cortisonici.
Il 3 Aprile portiamo nuovamente la gattina al centro veterinario.
La mia impressione è che stia perdendo vitalità ma non riesco a capire se le mie impressioni sono dettate dall'ansia o se effettivamente rispecchiano l'effettivo stato di salute di Lazzara.
La  dottoressa Nonladico somministra nuovamente e in maniera sbrigativa, l'ennesima iniezione di..? Antibiotico? Cortisonico? Non lo sapremo mai perché il centro veterinario non prendeva nota delle terapie somministrate.
La dottoressa non misura nemmeno la temperatura alla gattina.
Riferiamo di un ulteriore sintomo, che è l'imponente e notevole alitosi della bestiola.
Le guardano la bocca e ci dicono, forse con l'intento di sdrammatizzare la mia preoccupazione, di far mangiare delle Vigorsol al gatto...

IL SECONDO VETERINARIO E
LE REALI CONDIZIONI DI SALUTE DI LAZZARA

 
La piccola Lazzara nei giorni successivi l'ultima visita, continua a perdere vitalità e appetito.
Non soddisfatta del livello di attenzione e cura riservati al recupero del benessere della gattina, che non presentava alcun miglioramento dopo l'ultima terapia antibiotica, decidiamo di farla visitare dai sanitari dell'Ambulatorio Veterinario “Seri&Professionali".
I Veterinari effettuano una lunga, attenta e scrupolosa visita.
Immediatamente diagnosticavano una febbre altissima ed una grave sindrome respiratoria.

 
Mi chiedono se ho libretto sanitario e documenti dell'operazione effettuata a febbraio, ma io non ho nulla, se non le ricevute dei pagamenti, il referto dell'ecografia e la radiografia effettuati presso il centro veterinario “Losomanonlodico”.

 
I veterinari effettuano tempestivamente gli esami del sangue e delle urine.
Fanno una eco-addome, una radiografia al torace, eseguono il test per positività all'immunodeficienza felina (FIV) e alla leucemia felina (FELV), nonché quello per rilevare la positività alla toxoplasmosi.

 
Da questo momento in poi, la mia preoccupazione diventa sgomento, perché capisco dai discorsi dei sanitari che la piccola Lazzara è effettivamente gravemente ammalata e che è in pericolo di vita.
Secondo i sanitari, la gatta non soffre d'asma, quanto piuttosto di una infezione polmonare.
Inoltre, dalla nuova radiografia è evidente che la gatta non presenta nessun problema alle vertebre lombari.

 
La questione più importante riguarda la positività all'immunodeficienza felina. Non avevo mai sentito parlare di FIV in vita mia. I sanitari mi spiegano tutto ciò che c'è da sapere, incluse le terapie ad oggi disponibili.
La positività alla FIV è il motivo per cui i sanitari ritengono di dover sospendere il cortisone, la cui somministrazione aveva probabilmente causato l’abbassamento delle difese immunitarie;

 
La gattina presenta anche un'infezione alle vie urinarie.
Era inoltre sierologicamente positiva per la toxoplasmosi.
Ma la cosa più grave è che l’esame ecografico evidenzia la presenza di neoformazione che alla radiografia appare lievemente radiopaca, delle dimensioni di una vescica, riscontrabile già alla palpazione

 
I sanitari mi spiegano che è probabile che dopo l'operazione di ovarioisterectomia effettuata dal Centro “Losomanonlodico” sia rimasto un residuo di corpo dell'utero, e che quel residuo si stia infettando.
Mi spiegano anche che la situazione è molto seria e che la gattina necessita di nuovo intervento di rimozione del residuo di corpo dell'utero, e che questo è tutto ciò che si può fare per darle una flebile speranza di rimanere in vita.
Il problema è che, in quello stato, la gattina non avrebbe resistito ad un nuovo intervento. I sanitari sono onesti nel non darmi alcuna falsa aspettativa.

 
Io ed il mio compagno chiediamo ai sanitari dell'ambulatorio “Seri&Professionali" di fare tutto il possibile per preservare il benessere della gattina.
Considerando le condizioni cliniche di Lazzara, si è inizialmente provveduto a migliorarne lo stato di salute.
La gatta viene condotta regolarmente in ambulatorio per effettuare visite di controllo, per monitorare l'andamento delle sue condizioni di salute e per somministrarle terapie antibiotiche e antivirali. Era sempre trattata con una tale delicatezza e rispetto dai sanitari, che la gattina faceva loro le fusa.
(Ancora oggi il pensiero della premura che le hanno riservato mi commuove).

IL TRISTE EPILOGO

 
Il 28 Aprile 2017, La gattina viene operata. I sanitari, su mia richiesta, filmano l'intervento dove è evidente la presenza di un moncone uterino repleto di  materiale siero-purulento.
Lazzara rimane ricoverata in prognosi riservata. Durante il ricovero migliora lentamente.
Il 05/05/2017 La gatta torna a casa con prescritta terapia domiciliare e continua ad avere lievi miglioramenti.
08/05/2017 alle 6 del mattino la gattina ha un collasso e muore in casa, tra le nostre braccia.

LA VERTENZA GIUDIZIARIA

Dopo quanto accaduto, Valeria decide di chiedere conto giudizialmente di quanto accaduto al Centro "Losomanonlodico". La vertenza, ormai in dirittura d'arrivo, dimostra come la mancanza di obbligo giuridico per i medici veterinari della tracciabilità del loro operato renda molto, ma molto difficile riuscire ad ottenere giustizia.
La prossima pubblicazione della documentazione (anonimizzata come nel caso di Lea) evidenzierà come chiuque abbia a che fare con un veterinario che non conosce (sia perché è il primo familiare con zampe, ali o pinne che ospita, oppure perché il proprio veterinario è in ferie o comunque non è disponibile), debba dotarsi di adeguata corazza. Questo non vuol dire negare il principio che di "presunzione di buona fede", ma ricordare che presunzione può voler dire sia che la buona fede sia "data per scontata", sia "tutta da verificare". E, come leggerete dalle carte giudiziarie, qui siamo nel secondo caso.  

Intanto vogliamo segnalare ai vertici dell'Ordine dei Veterinari che queste vicende non finiranno nel dimeticatoio?

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